Nel 1994 la ITC, International Typeface Corporation, fondata nel 1969 a New York da Burns, Lubalin e Rondthaler, pubblica il suo Bodoni. È il frutto di una ricerca condotta per circa tre anni da un gruppo di lavoro formato da Sumner Stone (come direttore artistico), Holly Goldsmith (che aveva già collaborato al progetto dell’Our Bodoni), Janice Prescott Fishman, Ilene Strizver e Allan Haley (vicepresidente della ITC).

 

 

L’ITC Bodoni applica nel digitale la differenziazione del disegno del carattere, sebbene non per ogni singolo corpo ma per tre «fasce» di dimensioni. Viene realizzato dunque un disegno per i corpi più piccoli, l’ITC Bodoni Six, curato nella serie tonda dalla Goldsmith e improntato al Filosofia Bassano di Bodoni dopo un’analisi comparativa fra gli esempi presentati nel Manuale tipografico e le realizzazioni presenti in altri volumi editi da Bodoni.
Parallelamente viene sviluppato un altro disegno, per i corpi grandi, a cura della Fishman e denominato ITC Bodoni Seventytwo; esso è stato modellato sul bodoniano di più grandi dimensioni, il Papale: appare evidente la maggior rispondenza dell’ITC Bodoni Seventytwo al modello originale rispetto al Bauer Bodoni.
Quanto invece ai corpi intermedi, essi sono compresi nell’ITC Bodoni Twelve che è il risultato di una interpolazione elettronica, curata da Sumner Stone, tra la serie grande e quella piccola.

 

 

La tecnica dell’interpolazione venne introdotta durante gli anni Settanta nel disegno dei caratteri per la fotocomposizione dalla fonderia tedesca URW e si diffuse successivamente nell’epoca delle font digitali. Essa ha permesso di recuperare in parte la qualità tipica dei caratteri disegnati con le opportune correzioni ottiche a seconda delle differenti grandezze, qualità che si era persa nel tempo con l’introduzione del pantografo prima e della fotocomposizione poi. Consiste in una media ponderata o passaggio graduale tra un punto di partenza e un punto di arrivo, modificando fattori come ad esempio lo spessore dei tratti e dunque il contrasto del carattere.
L’applicazione di questo procedimento nel caso specifico della ITC si basa sulla considerazione che l’obiettivo di Bodoni fosse in realtà quello di disegnare sempre la stessa forma, quanto a percezione ottica finale da parte del lettore; ovverosia, il lettore avrebbe dovuto percepire il medesimo disegno in tutti i corpi. L’interpolazione prodotta dall’elaboratore elettronico e debitamente guidata dai progettisti rispetterebbe nel risultato tale finalità.
Il corsivo della serie piccola venne disegnato da Jim Parkinson, unitosi in seguito al gruppo di lavoro, sulla scorta di una serie di esempi del proto-típo bodoniano, mentre sarà Stone ad eseguire i disegni del corsivo per la serie grande, basandosi su diversi esempi ma con un riferimento particolare al corsivo della seconda serie per grandezza dei caratteri di Bodoni, l’Imperiale.
Tutte e tre le serie, oltre al tondo e al corsivo, comprendono maiuscoletto e numeri minuscoli, nonché la variante di peso nera. Esse sono state successivamente affiancate dagli elementi ornamentali bodoniani elaborati in formato digitale e dal Seventytwo Swash Book Italic, serie corsiva da titoli basata sulle «majuscole cancelleresche» del Manuale Tipografico. Entrambe queste serie sono state curate da Sumner Stone.

La mia comprensione del significato di Bodoni nella storia dei caratteri tipografici aumenta a mano a mano che mi
si rivela da punti di vista differenti. Egli fu responsabile dell’affermazione della lettera «moderna» come forma abituale per i testi, fenomeno che persiste ancora ai nostri giorni nonostante le spinte contrarie di coloro i quali traggono la propria ispirazione dal Rinascimento. Bodoni elaborò una soluzione nuova al problema – che perdurava da trecento anni – dell’integrazione di maiuscole e minuscole.

Sumner Stone

La trasformazione della forma della lettera stampata da vecchie proporzioni a nuove segnò effettivamente una transizione cruciale nella storia della tipografia e il contributo di Bodoni a questo cambiamento fu fondamentale.