Gli occhi del tipografo. Bertieri e il suo scrittoio.

Vi siete mai chiesti che cosa leggevano i grandi tipografi e grafici del Novecento italiano? A quali fonti si ispiravano, per esempio, Bruno Munari e Giò Ponti?
Quali titoli formavano i loro scaffali? Questa indagine sui libri e sulle letture dei tipografi e dei grafici del Novecento, inizia con la figura di Raffaello Bertieri (Milano, 1875 – Asso, 1941) della quale parlerà Simone Volpato, in dialogo con Antonio Castronuovo, in una conferenza che si inserisce nelle celebrazioni per i 60 anni del Museo Bodoniano (1963-2023).

Bertieri è riconosciuto, in modo unanime, come uno dei principali tipografi artisti del Novecento italiano; ideatore di una palestra di studi e di rinnovamenti estetici quale la rivista «Risorgimento grafico», contribuì notevolmente al rinnovamento dell’arte tipografica italiana.

 

Raffaello Bertieri (1875-1941)
Fiorentino di nascita, a nove anni è già garzone presso una piccola tipografia dove svolge inizialmente il ruolo di legatore, per poi passare alle macchine da stampa e infine alla sezione compositori. All’età di 22 anni è revisore tecnico e artistico dello stabilimento fiorentino del tipografo Salvatore Landi. Si trasferisce a Milano, ventisettenne, per assumere la rappresentanza commerciale della Società delle Macchine Grafiche. Proprio questa ditta inizia la pubblicazione della rivista «Il Risorgimento Grafico», la cui direzione fu affidata al Bertieri. Nel 1906, prima del fallimento della ditta, Bertieri acquista la proprietà della rivista, dalle pagine della quale condusse tante battaglie per il rinnovamento dell’arte tipografica italiana. Sempre nel 1906 entra in società con P. Vanzetti, aprendo uno stabilimento tipografico a Milano, che 22 anni dopo sarebbe diventato l’«Istituto Grafico Bertieri». Dal 1919 al 1925 dirige la Scuola del libro all’Umanitaria di Milano, che sotto la sua spinta si qualificò come il più completo istituto professionale italiano. Consulente artistico della Nebiolo di Torino, dal 1923 ne diresse per un decennio la storica pubblicazione «Archivio Tipografico». Grazie a lui il libro italiano iniziò a frequentare le grandi rassegne internazionali, raccogliendo premi e riconoscimenti: si ricordano la mostra viaggiante per il Nordamerica (1920), le mostre all’esposizione di Parigi (1925 e 1937), a New York (1928) oltre a Vienna, Berlino, ecc… Pur non essendo disegnatore di caratteri, Bertieri contribuì moltissimo con studi e suggerimenti alla creazione di alcuni tipi ispirati proprio ad alfabeti di calligrafi del XVI secolo. Podestà di Asso (Milano) dal 1926 al 1941, ogni anno organizzò in quel centro la Festa del libro. Tra i vari scritti si ricordano: L’arte di Gian Battista Bodoni (1913), Fattori tecnici ed artistici del libro (1917), Pagine di antichi maestri della Tipografia italiana (1921), Il libro italiano nel Novecento (1935), Come nasce un libro (1931).

 

I libri e l’archivio di Bertieri alla Fondazione Museo Bodoniano
L’archivio di Raffaello Bertieri è entrato nei beni della Fondazione nel 1972, unitamente alla biblioteca ed all’archivio del suo collaboratore ed amico Piero Trevisani, grazie alla donazione voluta dalla vedova di quest’ultimo. Oggetto di un riordino effettuato nel 2009, esso è composto di 7 faldoni, comprendenti documenti personali, documentazione sulla sua attività di stampatore, sul suo ruolo di Podestà di Asso, articoli di conferenze, studi, scritti e materiale riguardante la rivista «Risorgimento Grafico» (oltre a vari numeri della stessa).La Fondazione Museo Bodoniano nella primavera 2010, sotto la direzione di Andrea De Pasquale, ha acquistato sul mercato antiquario 101 volumi appartenuti a Raffaello Bertieri, ai quali se ne sono aggiunti altri tre gentilmente donati dal dr. Angelo Vettorello. Queste opere sono state prontamente catalogate nell’Opac del Sistema bibliotecario parmense e dialogano con l’altra importante biblioteca di Piero Trevisani.