segni esemplari

Ragionamenti e divagazioni intorno alla forma della scrittura in occasione del bicentenario della stampa del Manuale Tipografico di Giambattista Bodoni.

Si è da poco concluso l’anno in cui ricorreva il bicentenario della pubblicazione del Manuale Tipografico di Giambattista Bodoni, ed è da questo spunto che si parte per organizzare una mostra e una giornata di studio promosse dalla Fondazione Museo Bodoniano di Parma.    Com’è noto il manuale venne pubblicato postumo dalla vedova di Bodoni con l’intento di portare a termine quello che era stato un progetto lungamente pensato, e infine avviato dal marito. Raccoglie una collezione di 665 alfabeti diversi e una serie di circa 1300 fregi, oltre a una prefazione nella quale Bodoni espone alcuni criteri di metodo legati al suo modo di operare.    Esiste una precedente raccolta di caratteri, stampata da Bodoni nel 1788, priva di prefazione o altro tipo di testo esplicativo, già a suo tempo intitolata Manuale Tipografico. Evidentemente, il tipografo parmense aveva mutuato il termine dal piccolo manuale tecnico di Fournier, il Manuel typographique del 1764, ma in realtà i due volumi esprimevano, seppur con lo stesso titolo, due oggetti con funzione diversa. Quello di Fournier, in effetti, era un vero manuale nel senso di strumento divulgativo di descrizione degli elementi essenziali di una pratica complessa, dall’incisione dei punzoni all’impressione delle matrici e alla fusione dei caratteri mobili. Quello di Bodoni era invece un campionario di caratteri e ornamenti da lui realizzati.    Il Manuale Tipografico del 1818 è ancora diverso, si tratta in effetti di un ibrido che, nonostante il suo nome, non appartiene né all’ambito dei manuali, né all’ambito dei campionari di caratteri. Ci troviamo piuttosto di fronte a un orgoglioso e monumentale riepilogo della propria attività che Bodoni vuole fissare nel tempo, nero su bianco.    Prendendo quindi spunto da questi presupposti, mettiamo in mostra accanto ai volumi di Bodoni, ai suoi punzoni e sue matrici, agli studi manoscritti e ai documenti d’archivio anche alcuni manuali e campionari di caratteri realizzati da altri autori (precedenti e successivi al 1818), con l’intento di mostrare e raccontare a un pubblico meno specialistico queste due distinte e poco note tipologie di libri. Ciò che le accomuna è però l’oggetto della narrazione, cioè la scrittura alfabetica nella sua forma tipografica, scrittura che nel suo diffondersi tanto peso ha avuto nella cultura occidentale degli ultimi cinque secoli.    Parallelamente ci sarà una parte dedicata all’oggi. Un selezionato gruppo di grafici internazionali ha contributo realizzando un Manifesto Tipografico. Obiettivo di questa sezione della mostra è operare una ricognizione visiva di concetti intorno alle potenzialità della scrittura espressi da parte di progettisti, ai quali si riconosce una spiccata e consapevole attitudine tipografica. Se il manifesto può anche essere definito come un documento programmatico che espone regole e principi ispiratori, ci troveremo, in questo caso, nella particolare situazione in cui l’oggetto trattato e la sua forma coincidono, così come l’autore e il progettista.    Segni esemplari, dunque, testimonianze visive che ci permettono di rintracciare attraverso l’evoluzione della forma dei caratteri lo svolgersi stesso della nostra storia, e di sfruttare l’occasione per avviare nuovi discorsi critici intorno al tema della scrittura come strumento di conoscenza.  —  Silvana Amato

 

— segni esemplari è una mostra a cura di Silvana Amato;

con Grazia De Rubeis e Caterina Silva;
è stata possibile grazie al prezioso contributo di famosi grafici internazionali quali Majid Abbasi, Peter Bilak, Matthew Carter, Simon Esterson, Vince Frost, Mark Gowing, Joost Grootens, Jianping He, Henrik Kubel, Zuzana Licko, Sascha Lobe, Ellen Lupton, Karel Martens, Ahn Sang-Soo, Gerwin Schmidt, António Silveira Gomes, Erik Spiekermann, Astrid Stavro, Sumner Stone, Lucille Tenazas, Patrick Thomas, Rudy VanderLans;
un ringraziamento particolare va a Chiara Medioli;

i volumi esposti in mostra provengono in gran parte dalla collezione della Biblioteca Palatina, altri prestiti sono stati gentilmente concessi da Tipoteca Italiana Fondazione e da Aiap – Centro di Documentazione sul Progetto Grafico;
hanno collaborato con Silvana Amato al progetto grafico della mostra Rosanna Lama e Nicolò Mingolini;
il carattere del testo è il Caponi di Paul Barnes e Christian Schwartz, Commercial Type 2014, le sue forme sono basate sui caratteri disegnati nei primi anni di attività da Bodoni; gli ormamenti e qualche altro segno qua e là sono invece tratti dal Bodoni ornaments e dal Bodoni ITC di Sumner Stone;
Fedrigoni è lo sponsor tecnico della mostra;

la mostra ha il patrocinio di AGI Alliance Graphique Internationale, Aiap, Università Isia di Urbino.